La “Maison des Enfants” è un’Organizzazione di Volontariato già Onlus iscritta all’Anagrafe delle Onlus presso l’Agenzia delle Entrate con sede nell’entroterra genovese più precisamente in Valbrevenna, che si è costituita con l’obiettivo di occuparsi dei  “Bambini di Strada” del Senegal, comunemente chiamati “Bambini Talibè”.

Col termine “Talibè” sono indicati quei bambini, esclusivamente di sesso maschile, che studiano il “Corano”.

Questi bambini vengono mandati dalle famiglie in scuole coraniche denominate “Daara” e gestite da un maestro chiamato “Marabout”. Le famiglie affidano i loro figli al Marabout il quale dovrebbe insegnare loro il corano e provvedere a tutte le loro esigenze.

Nella realtà dei fatti i bambini vengono allontanati dalle famiglie poiché si trovano nell’impossibilità di provvedere al loro mantenimento; giunti alle Daara vengono costretti alla mendicità e ridotti in schiavitù, non vengono nutriti né ricevono assistenza medica qualora ne avessero bisogno e la loro vita all’interno delle Daara scorre in uno stato di indigenza e degrado allarmanti. 

Dormono ammassati su pavimenti in cemento in piccole stanze, creandosi un giaciglio con sacchi vuoti di patate o cipolle rimediati nei pressi dei mercati comuni. Si svegliano molto presto la mattina e dopo aver pregato e ripassato i versi del Corano, vengono obbligati ad andare nei centri abitati per poter elemosinare.

Lì rimediano qualche tozzo di pane e qualche caramella; solo grazie all’aiuto sporadico di qualche famiglia che prepara loro un piatto, raramente mangiano. Quotidianamente devono recuperare il corrispettivo di circa un euro che ovviamente viene interamente consegnato al Marabout; in caso contrario subiscono punizioni molto severe che vanno dalle percosse, inflitte con bastoni o fruste e che possono anche degenerare negli abusi sessuali.

Molti di loro, a causa di tutto ciò, scappano dalle Daara, cercando rifugio nei quartieri spesso degradati delle adiacenti città e ritrovandosi inevitabilmente alla mercé di quel tessuto sociale carente di una morale civile e privo di scrupoli.

Purtroppo questo fenomeno sta crescendo in modo esponenziale in tutto il paese, creando un giro di affari di qualche milione di euro; basti pensare che solamente nella città di Mbour, che conta circa 400.000 abitanti, si stima la presenza di circa 20.000 bambini “Talibè”.

In Senegal esiste in realtà una legge che vieta lo sfruttamento dei minori per la mendicità, ma a causa di una diffusa omertà ideologico–religiosa questa non trova applicazione. 

La società civile internazionale da qualche tempo ha iniziato a preoccuparsi delle condizioni in cui versano i bambini senegalesi e non (dato che molti vengono anche dalla Guinea Bissau o dal Mali) stimolando l’attenzione mediatica sul fenomeno. 

Fra i più recenti si ricorda il rapporto pubblicato da Human Rights Watch nell’aprile del 2010 intitolato “Off the Backs of Children” (Giù le mani dalla schiena dei bambini) che ha fatto luce sulla condizione dei bambini “Talibè” nelle scuole coraniche del Senegal. 

Il rapporto ha raccolto le testimonianze di numerosi bambini, Marabout, genitori e funzionari di Governo descrivendo la situazione con le seguenti parole: “ Gli abusi fisici e psicologici esercitati su questi bambini, la maggior  parte dei quali ha meno di 10 anni, sono shockanti. I ragazzini vivono in completa deprivazione e sono percossi brutalmente, per esempio quando dopo aver chiesto l’elemosina, portano ai loro “maestri” una somma inferiore a quella richiesta. Esausti degli abusi più di 1000 di loro scappano ogni anno dalle scuole (Daara). Molti di loro ingrossano le fila dei bambini di strada e sono essenzialmente privati di qualsiasi diritto e opportunità non riuscendo più a crescere e ad inserirsi nella vita sociale”. 

Per questi bambini, privati di diritti e opportunità minime,  privi di istruzione di base e di conseguenza esclusi dai processi di sviluppo e produzione del paese, la strada verso il reinserimento sociale è pressoché impraticabile.